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Immagine del redattoreedizioni UNDERGROUND?

BUONI PROPOSITI

Di Elio Fusoni sappiamo ben poco, ma possiamo considerarlo un vero amico. Mentre davamo alla luce "RABBIA,maneggiare con cura", la nostra prima raccolta, il signor Fusoni ci contattò in modo roccambolesco (non staremo qui a spiegare come, sapendo bene che non ne sarebbe certamente felice) e ci propose un racconto. Il racconto del signor Fusoni pervenne come dattiloscritto (e con questo intendiamo dire scritto a macchina) con il timbro postale di un piccolo centro della Basilicata ove, a suo dire, dopo una vita dedita all'eccesso e al vizio si era ritirato. Lo riproponiamo con l'intento di pubblicizzare la sua opera e, soprattutto nella speranza che rimandi ancora un lavoro così interessante.


Si guardò le punte delle scarpe, c’era una fastidiosa macchia di fango su quella sinistra, lo sguardo passo dalle scarpe ai pantaloni, dai pantaloni al polsino della camicia che lasciava scoperto solo un poco l’orologio. Poi alla mano e alla valigetta di pelle.

Il mare di persone che stazionava sulla banchina oggi non esisteva. Non era dell’umore, stasera. Aveva finito il terzo contratto a tempo determinato dell’anno e, come le altre due volte, il capoufficio, un tizio sulla cinquantina con occhiali viola e sciarpetta da checca lo aveva convocato nella stanza del direttore del personale per dirgli che le sue competenze erano Bla Bla Bla, che era cresciuto molto Bla Bla Bla, che ammiravano la sua capacità di fare squadra Bla Bla Bla ma che doveva togliersi dal cazzo il prima possibile, liberare la scrivania e lasciare il Badge alla reception all’ingresso.

Si domandò quante persone tra le mille che erano ferme alla banchina della stazione di san Babila quella sera alle diciotto e diciassette, fosse preoccupata che un arabo del cazzo a caso tra quelli che sostavano con loro nel tubo di cemento e metallo in attesa della metro, fosse carico di tritolo e non aspettasse altro che farsi saltare in aria e mandare in mille pezzi se stesso e tutti i forzati compagni di viaggio.

È di me che dovreste avere paura cari miei, di me che non ho più un cazzo da perdere, che anche oggi me ne trono a casa ad AGGIORNARE IL CURRICULUM a fare checking delle opportunity. È di me che dovreste avere paura, di me. Capito!

Che pensiero eccitante farsi saltare in aria con tutto il treno. Appena si dipinse l’immagine nella testa gli venne una piccola erezione, poi, qualche secondo dopo, gli venne in mente che, probabilmente, prima ancora che il suo gesto gli fosse stato riconosciuto, dalle parti di una paese dal nome impronunciabile perso nelle sabbie del deserto, qualche stronzetto cresciuto in Inghilterra con laurea ad Oxford si sarebbe intestato via Twitter l’attentato e lui sarebbe finito in mezzo alla interminabile lista di nomi di idioti che avevano abbracciato la causa del terrorismo islamico stragista.

L’idea di finire la sua vita come terrorista in subappalto ISIS gli fece passare gli ardori.

La metropolitana arrivò già strapiena, sentì un paio di persone lamentarsi, come se non fosse così tutti i giorni.

Altra magnifica idea: prendere un tizio e buttarlo sotto la metro: CACCIA AL MISTERIOSO KILLER DELLA LINEA ROSSA, tutti i particolari in cronaca. Altra piccolissima erezione.

Niente nemmeno quella era una buona idea, all’ora di punta il rischio era quello di essere ucciso dalla gente sulla banchina, non per via dell’omicidio che, sinceramente, era una cosa come un’altra dopo il lavoro e prima dell’aperitivo, ma perché un blocco forzato della circolazione della metro avrebbe fatto tardare a tutti l’orario del rientro e questo era inaccettabile in una città dove farai anche una vita di merda ma la fai ad orari regolarissimi. Fine della seconda erezione.

Salì sul vagone cercando di pensare alla liquidazione (ricche 876,38€). Poteva andare un paio di giorni da qualche parte, o no, magari era meglio tenersele stavolta. L’ultimo assegno di commiato era andato in due sere di “bamba e mignotte” nella migliore tradizione di quelli che ci credono ancora che per adesso è andata così, ma la prossima volta…

Adesso era arrivato il momento di pensare che la prossima volta poteva pure essere l’ultima.

Abbassò gli occhi sul sedile occupato alla sua sinistra, c’era appollaiata una ragazzina coi capelli neri e violetto con il suo bel telefonino tra le mani e Whatsapp aperto sullo schermo.

“Lo sai che sei davvero una puttana?”

“Prendo lezioni dalla migliore” risposta

“Non te lo puoi permettere bimba”

“Lo so, in effetti non ho mai succhiato tanti cazzi quanti ne succhi tu in mezza giornata”

“Stronza!”

Serie di emoticon

Altra serie di emoticon

“Io oggi vengo a casa tardi?”

“Non se ne parla”

“Perché?”

“Lo sai che tuo padre si incazza se non trova né me né te a casa”

“Va bene, ma è un favore che costa”

“Fammi contenta e ne parliamo”

“Ok, bacio”

“Bacio”

Perché non era affatto stupito che la ragazzina stesse scrivendo ad un contatto salvato come Mamma?

Si diede per vinto, scosse la testa. Qui non si trattava di punire la società, non era questione di un gesto clamoroso. Qui il problema era un altro. Ricordò la volta che aveva deciso di darsi alla politica, era stata una stagione intensa della sua vita. Quei due mesi e mezzo li aveva vissuti sapendo di essere un membro attivo, l’ingranaggio di qualcosa di più grande. Il primo mese aveva letto tutto quello che c’era da leggere, era stato su dozzine di blog, poi aveva comprato due libri di Travaglio e la vera bibbia del giovane incazzata “La Casta”, per leggerlo si era messo addirittura in malattia due giorni, che cazzo, aveva capito che anche i suoi capi facevano parte del Sistema, una bella malattia al momento giusto non poteva fare che bene. Aveva anche scaricato V per Vendetta e se lo era imparato a memoria. Il secondo mese aveva deciso di saperne abbastanza per farsi avanti nel Meetup, alla prima riunione aveva già cominciato a dire che secondo lui c’era qualcosa di strano se quel tizio con la barbetta e l’altro hipster comandavano nel gruppo, chi lo aveva deciso? Vabbé avevano fondato loro il gruppo ma cosa vuol dire? Mica era un motivo di vanto. Poi lui aveva delle idee. dopo una settimana era già riuscito a spaccare il gruppo in tre sottogruppi: il suo era il più intransigente. Erano in tre ma con sotto certi coglioni che parevano d’acciaio. Idee chiare, mica cazzi. Un giorno erano arrivati quelli dei Forconi, lui era andato a parlarci subito perché aveva delle belle idee. Quando era rientrato dalla chiacchierata aveva scritto una mail per dire che si potevano fare accordi. Gli altri due non erano d’accordo Paolo perché diceva che era comunista e Martina perché uno dei capi dei forconi era il suo ex. Risultato, tanti saluti, fine della politica e dell’impegno civile. Due giorni prima aveva incontrato per caso Paolo e Martina, adesso vivevano insieme, lei aspettava due gemellini.

No, non ci siamo. Qui si deve cambiare qualcosa di grosso. La svolta non può essere politica e nemmeno posso ammazzare la gente così.

La svolta deve essere spirituale, si disse. Trasformare tutta questa rabbia in amore, trasformare l’angoscia in gioia. Niente di religioso, ci mancherebbe. O forse sì, forse la religione poteva essere la soluzione, forse poteva, doveva pensarci su. Forse – …agner, fermata Wagner. Avevo preso il treno sbagliato, era salito senza guardare la fottuta destinazione. Ora avrebbe dovuto tornare indietro, aspettare un’altra metropolitana e sarebbe arrivato a casa con mezz’ora di ritardo. Poteva esserci solo un colpevole per questo, era evidente: Dio. Per qualche motivo celeste Dio in persona ce l’aveva con lui. Altro che religione avrebbe fatto come quel cazzo di musicista svedese, avrebbe dato fuoco a tutte le chiese di Milano a partire dal fottuto Duomo per finire a pisciare sulla fottuta ultima cena di Sto cazzo. E poi perché limitarsi a Dio, pensava con maligna compiacenza mentre macinava fermate su fermate della metro e si perdeva tra le viuzze del suo quartiere, tanto se Dio esiste se la gode a farmi ‘sti scherzi del cazzo. Avrebbe cominciato con le chiese ma sarebbe anche andato a fare una visitina dal capoufficio checca, e da tutti i capi prima di lui. Sarebbe passato anche a dirne un paio a due o tre prof dell’università che gli avevano fatto credere che con la laure in economia si sarebbe aperto il mondo… sì che si è aperto il mondo, sotto i piedi mi si è aperto e adesso mi ingoia con tutte le scarpe.

Li avrebbe ammazzati…. Ammazzati tutti…

CLIC

Entrò in casa piano, fu subito raggiunto dalla voce di sua madre: “Le ciabatte… ho appena pulito”

“Ok Mamy”

“Dai vai a lavarti che tra un po’ è pronto, ho fatto la torta pasqualina, che stasera si festeggia che hai finito quel lavoro del cavolo che ti portava via tutto quel tempo”

“Grazie Mamy”

Andò in cameretta, si tolse la giacca e buttò sulla poltroncina la borsa di pelle. Stavolta era andata male, ma la prossima…

Si mise davanti al pc, aprì il file del suo curriculum.

Attimo di esitazione.

Finestra di navigazione anonima:

Meglio, decisamente meglio.


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Rabbia, maneggiare con cura (Aa. Vv)

La rabbia è molto più di un sentimento: rabbia contro chi? Contro cosa? Rabbia che genera mostri, rabbia radice della rivoluzione. Rabbia che esplode, rabbia che fa esplodere

Mille modi di esprimere la rabbia in versi e prosa nella prima opera collettiva di UNDERGROUND?


Autori:

Pancamo, Fusoni, Garofalo, Puglisi, Vergani, Spanò, Mandruzzato, Iorio, Fornari, Campi, Mozzoni, Orrico, La Riccia, Vuoto3


138 pagine - € 10,00



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